Lettera a Claudio Verna, 20/10/2010
Caro Claudio,
come ti ho detto telefonicamente, per un improvviso problema di salute, non posso mantenere l’impegno di essere con te e con tutti i convenuti per testimoniarti la mia stima e amicizia in un’importante occasione come quella del catalogo generale relativo alla tua pittura.
Dell’Accademia di San Luca ho un bellissimo ricordo quando, molti anni fa, con l’intervento di Calvesi fu presentata la mia monografia su Uncini. Oggi l’Accademia è presieduta da un artista come Carrino, che considero un amico e del quale ho sempre seguito il lavoro.
Di quanto avrei detto nel mio intervento non so, da tanto tempo ci conosciamo e tante volte ho scritto per te che non mi sarebbero mancati gli argomenti e le parole. Su un particolare mi sarei certo soffermato: su quella centralità del colore che contraddistingue la tua pittura e sulla quale molte volte mi sono soffermato, già dalla monografia del ’91. Vorrei qui aggiungere e mettere in evidenza, come il tuo rapporto con il colore e la pittura, sia agito dall’interno, prolungandosi verso di noi in un costante fluire.
Non è un merito, è un carattere distintivo. La maggior parte degli artisti procede in senso inverso dal tuo, cioè avanza dall’esterno e applica la pittura.
Ricordi la frase di Griffa: “Il mio lavoro dunque consiste soltanto nell’appoggiare il colore dentro la tela.”, ebbene la tua pittura si addensa e si muove dalla tela verso di noi. Quanto si sente di fronte a una tua opera, è la sua dinamica interna, una tensione che trasforma il pensiero iniziale in un’esperienza vissuta.
Tu sei immerso tra l’intuizione e il divenire fisico del colore. In ogni tuo periodo, dal più autoriflessivo degli anni ’70 alle fasi degli anni seguenti, del colore hai testimoniato le infinite possibilità. Tu hai saputo farne il tramite di un senso profondo, di un’emozione che, per chi sa comprenderla, conforta e turba al tempo stesso.
E’ questo l’aspetto che avrei approfondito, è ciò che sento da sempre di fronte alla tua pittura. Caro Claudio per tuo tramite chiedo scusa della mia assenza a tutti i presenti e ai molti amici che certo sono intervenuti, mi complimento per il volume e con chi vi ha lavorato, a te un saluto affettuoso e auguri per una futura e sostanziosa appendice al catalogo generale.