Innanzitutto modificherei la domanda: perché «no» la pittura? Dire perché «ancora» la pittura vuoi dire mettersi sulla difensiva, trincerarsi dietro l’ultima possibile frontiera. È la posizione di molti pittori e critici che non negano la pittura tout court, ma le conferiscono indirettamente un valore di reazione, nel migliore dei casi conservativo. Ed è chiaro che, a lungo andare, questa posizione è indifendibile.
Personalmente, non ho ancora sentito argomentazioni capaci di condannare a morte la pittura. Ogni volta che la critica affronta questo tema, nega semmai la validità di una «certa» pittura, di «certi» artisti, di «certi» movimenti. E quasi sempre, per la verità, ha ragione. Ma da qui a profetizzare che la pittura non ha più possibilità di espressione, il passo non solo è troppo lungo, ma gratuito.
Il nome che si fa di continuo a sostegno di questa tesi è Duchamp: artista di enorme significato, certo, ma la cui eredità non è patrimonio esclusivo dei poveristi. Nessun pittore che si rispetti ignora la sua lezione. Dopo Duchamp, certa pittura non ha avuto più senso, della realtà abbiamo guardato tutti più attentamente aspetti che erano stati ignorati. O si vuole negare validità ad artisti che, guarda caso, sono venuti dopo Duchamp: per fare qualche esempio De Chirico e Mondrian, Klee e Pollok, Rothko e Burri, Louis e Stella?
La realtà è che non esiste nessun lasciapassare gratuito per fare arte: ogni volta si riparte da zero e i risultati non si possono ipotecare. Il tabù della pittura è nato come ritorsione polemica contro situazioni che artificiosamente vengono identificate con la pittura. Questa è un mezzo, un semplice mezzo che può essere per alcuni più congeniale di altri alla ricerca di un proprio mondo linguistico. Altre posizioni di tipo sociologico o peggio non hanno rilievo critico.
Certo, la pittura porta con sé l’eredità di una civiltà secolare e qualche volta si è portati a temere che siano state ormai sfruttate tutte le sue possibilità direi tecniche: ma questo è vero nella misura in cui si hanno o no cose nuove da dire: e si è visto che l’originalità della ricerca rinnova di per se stessa le tecniche, che hanno tutte Io stesso identico valore di mezzo, e lo stesso diritto di cittadinanza.